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Counseling

La salute e il counseling

By 4 Febbraio 2024No Comments

Il counseling è uno strumento di prevenzione e nel settore della salute esso può essere estremamente utile per diversi scopi: promozione di comportamenti utili alla prevenzione di stati di malattia cronica, gestione e sostegno ai malati e ai parenti di coloro che si trovano in stato di malattia, sostegno ad operatori sanitari che si trovano in un momento di difficoltà legato alla gestione del proprio lavoro. In tutte queste situazioni il counseling favorisce l’empowerment della persona, affinché quest’ultima possa trovare in sé le migliori risorse.

I DETERMINANTI DELLA SALUTE

La definizione di salute dell’OMS data nel 1948 è:

Uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale

e non la semplice assenza dello stato di malattia o di infermità”

In questa breve dichiarazione, scritta più di 70 anni fa, è indicato come la salute possa essere raggiunta quando ogni individuo è in grado di utilizzare le proprie risorse al fine di soddisfare bisogni e prerogative di ordine personale (fisiche e mentali) e di ordine esterno (sociale e materiale). Dunque si può osservare come una persona si possa dire in salute quando i suoi piani fisico, mentale e sociale siano equilibrati e soddisfatti.

I determinanti della salute (tutti i fattori che influenzano lo stato di salute), secondo il modello di Whitehead, sono numerosi.

 

 

In questo modello, nel nucleo più interno ci sono i fattori biologici immodificabili come età, sesso e fattori genetici. Nel nucleo appena più esterno è compreso lo stile di vita, inteso come l’insieme di comportamenti che riguardano l’alimentazione, l’attività fisica, i comportamenti sessuali, …

L’individuo poi interagisce con famigliari, amici, colleghi di lavoro e in relazione alla qualità di queste relazioni egli può avere una certa qualità di vita o meno, per esempio legato alla presenza di un certo supporto sociale, che può determinarne anche lo stato di ansia o depressione.

Lo strato numero quattro, fa riferimento a fattori come reddito, occupazione, presenza di un sistema sanitario, condizioni igieniche, mezzi di trasporto.

Nell’involucro più esterno si trovano tutti i fattori legati più propriamente all’ambiente in cui l’essere umano è inserito e quindi ne fanno parte le condizioni politiche, socio-economiche generali, ambientali.

Da questo modello si evince come lo stato di salute sia determinato da un grande numero di fattori tra loro strettamente correlati, dove i comportamenti personali sono intrecciati al livello di istruzione, al reddito, alla situazione famigliare e più in generale al contesto politico-socio-ambientale.

La responsabilità della salute è così da ripartire tra l’individuo, da cui dipendono i comportamenti personali e la società da cui dipende il contesto in cui una persona è inserita.

LE PATOLOGIE CRONICHE

Secondo la definizione dell’OMS, le malattie croniche, principale causa di morte nel mondo, sono “malattie di lunga durata e a progressione generalmente lenta”. Esse sono costituite dalle malattie cardio-vascolari, dai tumori, dalle malattie respiratorie e dal diabete.

Esse sono un grande peso per i sistemi sanitari di tutto il mondo e, nonostante in alcuni stati siano stati proposti programmi di prevenzione in relazione a queste patologie, attualmente vige per lo più la medicina di attesa, ossia si fa una condotta di attesa per vedere se la malattia si evolve, per intervenire solo quando la malattia diverrà acuta (quindi metterà in stato di pericolo o comunque di sofferenza importante il malato).

Le malattie croniche attraversano grossolanamente 3 stadi:

  1. È il momento in cui si trova la maggior parte dei malati, in cui con un adeguato supporto, le persone attraverso comportamenti corretti possono convivere tranquillamente con la malattia, tenendola sotto controllo e rallentandone l’evoluzione;
  2. In questo livello intermedio, il malato si trova a rischio di scompenso, per questo è necessario siano strutturati dei percorsi diagnostico-terapeutici, anche con la previsione di visite di controllo a lungo termine, per monitorare l’evoluzione della malattia cronica
  3. L’ultimo stadio è quello in cui la malattia si è aggravata e richiede un alto numero di accessi specialistici (ospedalieri o domiciliari). Spesso il malato si trova in uno stato di comorbidità, dunque coesistono nello stesso tempo più patologie da gestire

Sarebbe così importante stabilire un livello 0, ovvero intervenire prima che compaia una patologia, attraverso la promozione della salute, quindi la stimolazione di comportamenti corretti da parte della popolazione sana, prima che possa sviluppare una malattia.

IL COUNSELING E LA PROMOZIONE DELLA SALUTE

È ormai ampiamente dimostrato che stili di vita corretti, possono ridurre in maniera drastica l’incidenza di patologie come il diabete, certi tipi di tumore, in generale può ridurre il rischio-cardiovascolare.

I comportamenti sani, di cui spesso si sente parlare sono:

  • Riduzione del consumo di cibi altamente calorici
  • Ridurre il consumo di alcool
  • Favorire l’attività fisica
  • Promuovere il consumo di frutta e verdura
  • Ridurre l’uso di sale, zuccheri e grassi dalla dieta
  • Diminuire il livello di stress

Se da un lato questi comportamenti possono sembrare frutto unicamente di scelte personali, dall’altra parte, attraverso le scienze sociali, si sa che l’aderenza ad un certo stile di vita dipende in gran parte da fattori socio-culturali che riguardano in maniera più ampia l’individuo. Ad esempio si sa che certi comportamenti nocivi (per esempio alto consumo di sigarette) si concentrano nelle fasce meno favorite della popolazione, dunque il fatto di sapere che il fumo nuoce alla salute, non è sufficiente al fine di smettere di fumare.

I modelli di cura della cronicità, che investono gli Stati attraverso politiche sociali e sanitarie, tra i vari elementi su cui puntare, insistono sulla proattività dell’individuo e sulla sua autocura nella gestione della cronicità soprattutto nello stadio 1.

Il counseling si inserisce, come strumento preventivo, proprio a questo livello.

 

IL COUNSELING E LA PREVENZIONE

La conoscenza delle informazioni corrette riguardanti la malattia e lo stile di vita da seguire sono solo il primo passo e, nella maggior parte dei casi, non è sufficiente alla gestione completa della propria vita. Infatti è necessario acquisire consapevolezza, fiducia e motivazione proprio perché si possa acquisire un ruolo centrale sui comportamenti della propria vita.

Le scelte personali, sono per lo più frutto di elementi come la pubblicità, il contesto famigliare e lavorativo, il reddito e dunque spesso può essere utile farsi aiutare a fare le scelte giuste.

Il counseling per la salute aiuta a portare maggior consapevolezza nella propria vita, soprattutto sul proprio modo di pensare, sui propri comportamenti e anche delle proprie emozioni (elemento centrale nella motivazione delle scelte di vita).

Un altro obiettivo è l’empowerment della persona, cioè favorire il suo processo di crescita, attraverso l’emersione delle sue risorse, aumentando così il suo livello di autostima e di autoefficacia, perché essa sia in grado di far fronte alle questioni che la riguardano, in questo caso modificare alcuni dei comportamenti che possono influire sulla salute.

Quando una persona ha sviluppato consapevolezza di sé e sa attingere alle proprie abilità personali in maniera adeguata, è più facile che sviluppi comportamenti che vadano nella direzione del suo benessere e nel miglioramento del suo stato di salute, quindi si senta di avere un maggior controllo sulla propria vita.

Per il raggiungimento del miglior risultato è auspicabile avere delle persone di riferimento, che possano essere di sostegno: da un lato il ruolo del medico (medicina generale o specialista) è insostituibile in quanto professionista che discrimina le migliori cure, il ruolo dell’infermiere e dall’altra un counselor può spostare l’ago della bilancia, perché i comportamenti sviluppati siano frutto di una consapevolezza personale e non solo frutto della paura della malattia, che normalmente esaurisce i suoi effetti non appena la persona si sente meglio.

A sostegno di quanto detto, esistono programmi di counseling applicati a persone a rischio di diabete, che sono stati sviluppati negli USA: il risultato di questi programmi che prevedevano incontri individuali e di gruppo, con l’obiettivo di modificare gli stili di vita, raggiungendo una maggior consapevolezza, hanno dimostrato che al termine del periodo di riferimento solo 5 persone su 100 avevano sviluppato un diabete.

Lo stesso modello può essere applicato a situazioni differenti.

Se ti trovi in una di queste situazioni e pensi che il counseling possa fare per te, mandami un messaggio, sarò felice di conoscerti e valutare insieme a te cosa possiamo fare per migliorare la tua situazione.