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Counseling

Non so cosa fare nella mia vita: un aiuto concreto

By 31 Ottobre 2021Marzo 6th, 2024No Comments

Non so cosa fare nella mia vita. Questa è una domanda che tante persone si pongono a tutte le età, in particolare i giovani tra i 20 e i 30 anni che spesso non hanno chiaro il loro percorso di vita.

La risposta non deriva solo nel cercare un lavoro, ma ha a che fare spesso con la ricerca di senso della propria vita stessa.

Le domande fondamentali della vita

Ti è mai capitato di dire o di pensare “Aiuto non so cosa fare della mia vita!” o di avere la sensazione di essere entratɘ in un momento dove senti di aver concluso poco fino a questo momento della tua vita?

Continua a leggere, ti parlerò proprio di come fare ad orientarti, qualora ti trovassi in un momento di questo tipo.

Il pensiero di non saper cosa fare nella propria vita, potrebbe sembrare che si manifesti solo in giovane età e addirittura c’è chi pensa che a 30 anni la propria vita debba essere già impostata in modo abbastanza definitivo, avendo già fatto scelte ben precise, in merito alla propria posizione lavorativa e, possibilmente, anche sotto il punto di vista affettivo/famigliare.

A questo riguardo, ritengo che si debbano prendere in considerazione i cambiamenti sociali che sono avvenuti e che sono ancora in corso, e che rendono le scelte della vita, mai veramente “definitive”, se è possibile utilizzare questo termine. Attualmente, ci troviamo in un tempo in cui la vita va costruita e realizzata, pezzettino per pezzettino, in quanto nello stesso momento le possibilità e le scelte che si pongono davanti a ciascuno sono innumerevoli (basti pensare alla grande quantità di scuole, corsi universitari) e l’offerta di posti lavorativi è più selettiva.

Occorre considerare poi il clima di incertezza che stiamo vivendo, legato al Covid, prima ancora la crisi economica, tutti aspetti che possono scoraggiare e far vedere nero il proprio futuro.

 

Le emozioni e le sensazioni del “Non so cosa fare nella vita?”

Come già detto, il pensiero di non sapere cosa fare della propria vita, di quale rotta tenere, può presentarsi ad ogni età: 20, 30, 50, 70 anni, naturalmente per motivazioni diverse.

Ma quali sono i sentimenti comuni?

Primo passo: fermati un istante, fai un respiro profondo e porta l’attenzione dentro di te. Come ti senti?

Iniziando da qui, potresti sentire che qualcosa ti sta sopraffacendo. Questo senso di sopraffazione può essere legato proprio al fatto che intorno a te stanno accadendo tante cose e, ne hai perso un po’ il controllo. Quindi potresti sentirti un po’ in balia degli eventi, dove svolgi i tuoi compiti quotidiani per inerzia, guidato dall’abitudine e non da una vera motivazione.

Un’altra emozione potrebbe essere il senso di colpa. Questo appare come un paradosso: oltre a non sapere come agire, ci si sente anche in colpa perché “alla mia età” dovrei già sapere cosa fare nella vita. Un senso di colpa per non aver agito bene prima, perché si sarebbe dovuto scegliere per tempo. Questo colpevolizzarsi può essere estremamente paralizzante, perché è sempre presente e ci ricorda in ogni istante, quelli che noi riteniamo essere i nostri errori del passato e magari del presente.

L’impotenza. Guardandosi nel momento presente, spesso si sente di non poter fare nulla per cambiare la propria posizione. Pensieri come, “ormai sono troppo vecchio per cambiare” o “dovevo pensarci prima” scoraggiano e ancora una volta spingono a non agire, ci mostrano che nulla di quanto abbiamo fatto o faremo sarà in grado di modificare lo stato in cui ci si trova. Sentirsi impotenti ci mette nella posizione di colui/colei che non deve fare niente, può solo aspettare che qualcosa cambi.

La paura del futuro. Il futuro è un elemento che per definizione non si conosce, che porta con sé incertezza e quindi paura. Questo tipo di paura è qualcosa che ancora paralizza, che fa rimanere fermi in una posizione senza agire e, intanto, il tempo scorre senza che si faccia nulla. Spesso si sta fermi, perché non si vuol prendere una decisione che potrebbe rivelarsi sbagliata. Eppur va detto che il non prendere decisioni, tra tutte le cose, è quella che ha le peggiori conseguenze, in quanto se si opera una scelta, in qualche modo qualcosa cambia e prende una direzione, viceversa non prendendo una scelta, si rischia di immobilizzarsi. Collegata all’azione è la paura del fallimento, dunque si pensa che quello che “sto per fare potrebbe andare male e quindi non lo faccio”.

Quando si parla di vita, le emozioni possono essere veramente intense, anche perché la direzione che si dà alla vita stessa tocca le nostre corde più profonde. E tutto questo ha a che fare con la propria vocazione.

 

La vocazione

Il termine vocazione ricorda alla maggior parte delle persone, qualcosa che a che fare con la religione, in quanto questa parola è stata spesso legata alla vocazione religiosa. Una precisazione: la vocazione riguarda ciascunɘ di noi. La Treccani cita: “Inclinazione naturale ad adottare e seguire un modo o una condizione di vita, a esercitare un’arte, una professione, a intraprendere lo studio di una disciplina”.

Quindi si può notare che vocazione, che letteralmente significa chiamata, risponde a qualcosa insito in ciascuna persona (inclinazione naturale) e che orienta verso un percorso che, se seguito, porta alla profonda realizzazione di se stessi.

Nella religione cristiana, la vocazione è intesa come il progetto di Dio su ciascun uomo e donna, quindi Dio che ha pensato per ognuno quale sia il cammino migliore per la propria realizzazione.

Senza andare a coinvolgere la religione, si sa bene quanto sia importante che ciascunɘ di noi trovi la sua strada. Una delle riviste italiane di business, più lette è Milionnaire. Quest’ultima, ogni mese, va a caccia di storie di giovani imprenditori e di aziende che hanno sviluppato delle idee innovative. Leggendo questi articoli, business a parte, si ha proprio l’impressione che ciascuno di essi abbia risposto ad una chiamata e ne stia seguendo le orme.

Quindi si può dire che la vocazione è una spinta innata verso la realizzazione di una parte di sé, attraverso sicuramente la professione, ma non solo, in quanto a mio modo di vedere, ad ogni età c’è una vocazione a cui rispondere, anche dalla pensione in poi. È qualcosa che ha a che fare, con il proprio ruolo nel Mondo. Tutti gli esseri umani sono connessi tra loro e quello che fa ciascuno di noi, ha inevitabilmente una ripercussione su tutti. La propria chiamata orienta quindi anche verso un nuovo rapporto, con tutti gli esseri umani.

Il grande psicologo Carl Rogers, primo ad utilizzare ufficialmente il termine counseling, parlava di tendenza attualizzante. Egli  intende quest’ultima cosa, come ciascun essere umano, se messo nelle migliori condizioni di vita, tende a sviluppare le proprie capacità e abilità verso l’autorealizzazione.

Il primo passo, per affrontare la propria vocazione, è quello di avere presente che esiste una chiamata in una specifica direzione per ciascuno. Successivamente occorre conoscere le proprie qualità e attitudini. Penso che la vocazione e le qualità personali, siano due facce della stessa medaglia: le inclinazioni personali sono quelle che fanno preferire alcuni ambiti e, spesso, indirizzano anche la propria scelta vocazionale.

Un ulteriore importante passo è la risposta che si dà a questa vocazione: una volta che si conosce o si intuisce dove bisogna andare, si tratta di passare all’azione, di compiere alcuni step al fine di seguire il proprio percorso di vita.

Tutti questi passaggi possono essere fatti con estrema leggerezza, talvolta con molta fatica o comunque con le varie paure di cui ho parlato precedentemente.

 

Consigli per capire come orientare la propria vita

Quali sono i tuoi punti di forza?

Hai mai pensato in quali ambiti sei bravo? Quali sono le cose che ti vengono facilmente?

Rispondere a queste domande può essere semplice, ma anche estremamente difficile, poiché non è detto che si conosca ogni parte di sé, specialmente se non si sono fatte tante esperienze nella propria vita. Credo sia importante anche ripensare a quando si era bambini, ricordando quali fossero le naturali inclinazioni dei giochi. Questo aspetto può effettivamente dare preziose indicazioni.

Quindi prendi carta e penna e fai un elenco, a ruota libera di tutto quello che sei bravo a fare, di tutte le cose che ti piace svolgere e continua a scrivere fino a quando veramente non ti viene più niente in mente. A questo punto e solo quando veramente nulla emerge più, puoi rileggere quanto hai scritto. Mentre rileggi nota quali sono le tue reazioni interiori a ciascun elemento e sottolinea le 2/3 frasi che ti colpiscono di più. Queste rappresentano per te, qualcosa di importante e occorre tenerne conto.

 

Quali sono i tuoi punti deboli?

Dopo aver ben presenti i propri punti deboli, bisogna guardare in faccia anche a quelle parti di noi che ci piacciono un po’ meno. Le domande da porsi potrebbero essere: “In quali ambiti faccio molta fatica?”, “In quale contesto non mi sento a mio agio?”.

Puoi seguire lo stesso schema di prima, con lo scopo di scoprire una parte di te, magari meno esplorata. Quello che emerge può avere diversi significati, sicuramente non è solo da intendere come “Non posso certamente svolgere una professione, perché lì sono una frana”.

 

Quali sono le tue passioni?

A questo riguardo, pensa a tutte quelle cose che ti fanno sentire bene, anzi Bene!

Voglio dire, che ciascunɘ ha qualcosa che gli fa battere il cuore in maniera particolare, in cui si immedesima al 100% quando vi si dedica: per alcuni è la musica, per altri il partecipare ad un certo tipo di volontariato, … Tutto questo, ancora una volta, è un’indicazione che potrebbe essere una guida al percorso di vita che si vuole intraprendere.

 

Sviluppare un’attitudine alla serendipità

La serendipità è la capacità di creare e cogliere delle opportunità nella propria vita. Clicca qui se vuoi approfondire, con un articolo. Sviluppare questa attitudine, significa innanzitutto, avere una disposizione aperta, attenta e pronta a quello che avviene intorno a me, con la consapevolezza che “nulla accade per caso”. Questo permette di cogliere meglio le opportunità che la Vita presenta.

 

Condividi i tuoi pensieri con le persone intorno a te

Quando hai delle idee, condividile con gli altri, parlane e discutile con tutti quelli che puoi. Se coinvolgerai più persone, anche molto diverse tra loro potrai avere un doppio riscontro: ciò che ognuno pensa della tua idea (e non saranno solo opinioni entusiaste) e anche come ti senti tu ad esporre l’idea ad altre persone. In base, soprattutto alla tua reazione, potrai capire cosa questo progetto muove dentro di te e, ancora una volta, potrai utilizzarla come guida.

 

Per concludere

Può essere che tu ti stia trovando a pensare: “non so cosa fare della mia vita a 20 anni” (cito questa età, perché è una delle più tipiche) o comunque ti senta che la vita non sta prendendo la direzione che avevi desiderato e sperato.

Tutto questo, riguarda la propria chiamata nel mondo, detta anche vocazione.

Scoprire la propria vocazione, vuol dire lavorare su se stessi: spesso la Vita ci porta nella giusta direzione in maniera semplice, alcune volte le cose non vanno proprio come si desidera e si ha bisogno di fare un’attenta analisi per capire quali sono le migliori scelte.

Qui sopra sono stati descritti alcuni consigli, per focalizzare e quindi indirizzare la propria azione.

A questo scopo, per aiutarsi maggiormente, il counseling può essere un valido aiuto, sia nella sua forma dell’on-line counseling (sviluppatosi molto in questi ultimi 2 anni) che in presenza.

Il counselor può sostenere in questa scelta e può aiutare a far riflettere sulle proprie possibilità.

Se anche tu ti trovi in questa situazione e vuoi trovare il tuo posto nel mondo, contattami qui e sarò felice di fare qualcosa per te.